problema

Per risolvere i problemi a volte bastano le parole

La parola che viene più frequentemente usata nel mondo del lavoro, e non solo in quello, è la parola problema.

Eppure, se andiamo in una azienda, in un ufficio, in un team di lavoro, in una scuola, e chiediamo alle persone “Cosa è un problema?”, la risposta che otteniamo più frequentemente è: “Boh, non  so, un problema è un problema.” In ogni caso si ottengono tante definizioni diverse, più o meno complicate, teoriche, astratte.

Noi siamo giunti alla conclusione che, per aiutare le aziende a risolvere i problemi,  il primo passo è chiarire cosa è un problema.

Nel nostro spettacolo NO PROBLEM una attrice, cantando, dice (Ritornello tormentone con musica):

Do, do, do, doveva andare così

e purtroppo  invece è andato cosà

Il perché, però nessuno lo sa

Gap Gap Gap 

Il problema è come un Gap

Un problema è quando una cosa che dovrebbe andare così,  invece va cosà (l’attrice mostra con le braccia un angolo di 35 °) , e quindi ci troviamo in presenza di una  deviazione dalla norma, o dal previsto, o dal dovuto, di cui non si capisce o non si conosce la causa.  Se conosci la causa non ti trovi di fronte a un problema, ma devi rimuovere la causa con un progetto, con un programma, o, a volte, con la buona volontà.

La gente confonde la parola problema con altre parole. Eccone alcune.

GRANA, SECCATURA, PREOCCUPAZIONE = qualcosa che ti costringe a darti da fare

PERICOLO = rischio palese o occulto – è parte del problema, l’altra parte è l’OPPORTUNITA’

SINTOMO = un avviso, un effetto, un segnale

CONFLITTO = cosa normale tra gli esseri umani. In passato si risolveva con la morte di uno dei due, mentre  oggi  ci si rende conto che è meglio non uccidere, specialmente se l’altro ha più valore da vivo che da morto

OSTACOLO = barriera tra noi e i nostri obiettivi. Le  barriere vanno rimosse, superate  o aggirate

PROGETTO = insieme di attività per raggiungere un obiettivo

poi ci sono le SSP = Soluzioni Senza Problemi. La Pubblica Amministrazione italiana è piena di SSP.

I problemi devono essere affrontati  in 5  fasi:

    1. Definizione
    2. Misurazione
    3. Ricerca delle cause
    4. Soluzione
    5. Prevenzione

La nostra esperienza pratica, di ingegneri,  ci dice che esistono 3 leggi empiriche universali

    • la legge del 70
    • la legge dell’80/20
    • la legge del 90

La legge  del 70 è una delle sette meraviglie del mondo e dice che il  70% dei problemi si riduce se li si misura e li si tiene sotto controllo con un grafico.

La legge  dell’80/20, scoperta da Pareto, un genio italiano, idolatrato all’estero e trascurato in Italia, dice che  l’80% dei problemi è causato dal solo 20% delle possibili cause. E per scoprire le cause si può utilizzare un diagramma a lisca di pesce, come quello che noi utilizziamo a teatro.

Untitled design

Infine, la legge  del 90, che dice che il 90% dei problemi nasce da mancanza, o da errori, di  comunicazione.

Ed ecco che torniamo alle parole. In azienda è estremamente importante che tutti comprendano nello stesso modo almeno 20 o 30 parole chiave.

Tutti  coloro che seguono il nostro blog, e comunque tutti i nostri clienti, hanno ben chiaro cosa significa vendere con un metodo tradizionale, che noi chiamiamo call center, e vendere con la vendita emozionale, che noi chiamiamo feel center. Call e Feel sono diventati  termini sintetici di uso comune, anche se comprendono un insieme di concetti complessi. Ci capita spesso di vedere due impiegati alla macchina del caffè ed uno che dice all’altro: “Oggi sei un po’ call”, oppure “che bella cravatta feel”, etc.

E’ il glossario aziendale che crea la squadra, lo spirito di gruppo, la coesione e l’allineamento. Ogni azienda dovrebbe creare, condividere e diffondere un glossario di termini base, alcuni dei quali dovrebbero essere addirittura di propria ideazione. Neologismi per affrontare i problemi e per eccellere.

In questo modo ciò che accade in azienda può essere catalogato, inquadrato, monitorato, chiamando le cose con il giusto nome. I problemi e gli errori diventano opportunità.

Perché sbagliando si impara. Si impara un metodo per affrontare e risolvere i problemi.

Hai un problema?

Al Problem Solving in azienda ci pensiamo noi!

Vuoi assistere a uno dei nostri spettacoli NO PROBLEM?

venditore

Il venditore come educatore

Quando si incontra un grande venditore è sempre una esperienza molto bella, perché un grande venditore è una persona che ti fa stare bene, ti dà energia, e ti aiuta a conoscerti meglio.

Un grande venditore è  curioso, vuole conoscere te, prima di venderti qualcosa, e vuole vedere, con la sua mente e con il suo cuore, se c’è qualcosa che può fare per te, nel tuo e nel suo interesse. Questo è anche uno dei motivi per cui un grande venditore può vendere qualsiasi cosa.

Come i telefonini anche le persone hanno un PIN (Personal Identification Number), cioè un ruolo ed un  livello culturale, economico, e sociale , ed un PUK (Personal Un-blocking Key), cioè un insieme di sogni e bisogni, di problemi, di ambizioni. Conoscere una persona significa conoscerne il PUK.

Semplificando, possiamo dire che il PIN è l’indirizzo di una persona, il PUK è la chiave di casa.

Un venditore call

prima ancora di parlare ti ha già etichettato, in base alla tua professione, alla tua età, al tuo look. Si concentra sul  tuo PIN. Vuole classificarti  come potenziale cliente. Parla, parla, studia come fare leva, come fare breccia, “prima vendere e poi le chiacchiere”, e anche quando tu parli   sta pensando, e quindi non ascolta.

Un venditore feel

prima di ogni cosa vuole capire, capire i tuoi obiettivi, i tuoi bisogni, i problemi da risolvere, e, a volte, anche i tuoi  sogni. Vuole scoprire il tuo  PUK, perché sa che quello è il codice di sblocco di una persona. Sbloccare le persone:  il logo del nostro spettacolo per la vendita, che ovviamente si intitola PUK,  presenta gli stessi asterischi che compaiono quando si digita un codice di sblocco digitale.puk

La scoperta del PUK di un  cliente rende  la relazione  molto più profonda, utile e reciprocamente vantaggiosa.

Ma come è possibile  scoprire il PUK del cliente?

E’ possibile, ma per farlo  è necessario  che il rapporto con il cliente sia non solo logico, razionale, ma  anche, e soprattutto emozionale, basato sulle emozioni, sulle sensazioni, sugli stati d’animo: in una parola sui feeling.

Ora, la domanda più intelligente che un venditore possa fare ad un nuovo cliente è la seguente: Mi scusi, ma lei da giovane  cosa sognava di fare?

Perché è una domanda intelligente? Perché molte persone, per i casi della vita, per necessità, per errori, non fanno quello che avrebbero dovuto fare, cioè  non hanno seguito il proprio destino. E sono stati trascinati nel gorgo della vita dalle difficoltà, dalle delusioni (fata volentem ferunt nolentem trahunt). Ma questo non significa che abbiano dimenticato il proprio PUK,  e, pertanto, questo PUK con una semplice domanda può essere riscoperto, e può a volte anche essere realizzato anche nella maturità, magari come hobby.

Certo se scopri il tuo destino, il tuo posto nella vita, cioè il tuo PUK, a 18 anni è meglio che scoprirlo a 50 anni, ma comunque questo PUK c’è sempre, magari assopito, addormentato.

Ecco perché i genitori, gli educatori, non dovrebbero fare troppe prediche, martellando i giovani come in un Call Center, ma dovrebbero aiutare i giovani a scoprire il proprio PUK, come in un Feel Center.

Un educatore dovrebbe  essere un pochino venditore, scoprendo il PUK dell’allievo, ed ogni venditore  dovrebbe comportarsi come un educatore, scoprendo il  PUK del cliente.

PUK

PUK   è anche il titolo di un nostro spettacolo, perché   adottare il nostro metodo Feelings & Sales necessita di un cambiamento culturale che, secondo noi, può essere mostrato ed insegnato molto meglio a teatro.

A teatro il pubblico vede la nostra Brain Machine con cui gli attori scoprono il PUK di uno spettatore scelto a caso tra il pubblico.

brain machine

Si tratta di una macchina che, con… meccanismi sofisticatissimi di risonanza magnetica e neuroimaging…, è in grado di scoprire  cosa pensa una persona, un cliente.

Un grande venditore non ha bisogno di questa macchina (che costa molti milioni di euro!!!) perché lui sa scoprire il PUK delle persone.

Speriamo che gli attori,  le immagini, le musiche e le battute del nostro spettacolo,  insegnino  ai  venditori ad applicare  sul campo   quanto visto a teatro. Ma speriamo anche che  i genitori e   gli educatori a non si fermino al  PIN, ma aiutino i giovani a scoprire il proprio più intimo PUK che motiva ogni persona  a seguire la propria strada.

 

Per sapere quando e come vedere lo spettacolo PUK messo in scena dalla compagnia  

Spettacoli di Matematica APS

processo di vendita

Il processo di vendita? è un gioco!

Il processo di vendita inizia dall’individuazione del cliente e termina quando il cliente è soddisfatto.

Vi proponiamo un “gioco”, con cui stimoliamo i nostri operatori e sales manager a ragionare sui diversi tipi di processo di vendita.

Dobbiamo vendere un telefonino a qualcuno. Davanti a noi ci sono 12 carte che descrivono il processo di vendita. Purtroppo qualcuno le ha mischiate e dobbiamo rimetterle in ordine. Le possibilità di ordinarle sono moltissime, ma ci possono essere sequenze Call e sequenze Feel.

processo di vendita
Ora vi illustriamo degli esempi di risposta dati da diverse categorie.

 RISPOSTA DEGLI INGEGNERI

  1. Illustrare le caratteristiche del prodotto
  2. Mostrare competenza
  3. Proporre soluzioni
  4. Scoprire bisogni e problemi
  5. Illustrare i benefici del prodotto
  6. Affrontare le obiezioni
  7. Catturare l’attenzione del cliente
  8. Promuovere l’immagine dell’azienda
  9. Ottenere un OK
  10. Congratulazione
  11. Domande su famiglia, lavoro, hobby
  12. Comprendere i feeling e i sogni del cliente

 RISPOSTA DEGLI AVVOCATI

  1. Illustrare i benefici del prodotto
  2. Affrontare le obiezioni
  3. Illustrare le caratteristiche del prodotto
  4. Scoprire bisogni e problemi
  5. Ottenere un OK
  6. Domande su famiglia, lavoro, hobby
  7. Congratulazione
  8. Promuovere l’immagine dell’azienda
  9. Mostrare competenza
  10. Catturare l’attenzione del cliente
  11. Comprendere i feeling e i sogni del cliente
  12. Proporre soluzioni

RISPOSTA DEI VENDITORI

  1. Congratulazione
  2. Promuovere l’immagine dell’azienda
  3. Illustrare le caratteristiche del prodotto
  4. Proporre soluzioni
  5. Mostrare competenza
  6. Scoprire bisogni e problemi
  7. Ottenere un OK
  8. Affrontare le obiezioni
  9. Illustrare i benefici del prodotto
  10. Domande su famiglia, lavoro, hobby
  11. Comprendere i feeling e i sogni del cliente
  12. Catturare l’attenzione del cliente

RISPOSTA DI UNA CASALINGA

  1. Catturare l’attenzione del cliente
  2. Domande su famiglia, lavoro, hobby
  3. Comprende i feeling e i sogni del cliente
  4. Promuovere l’immagine dell’azienda
  5. Mostrare competenza
  6. Scoprire bisogni e problemi
  7. Proporre soluzioni
  8. Illustrare i benefici del prodotto
  9. Illustrare le caratteristiche del prodotto
  10. Affrontare le obiezioni
  11. Ottenere un OK
  12. Congratulazione

 

E voi in quale ordine mettereste le 12 carte? 

 

creazione del valore

Creazione del valore nei call center

In azienda la creazione del valore si attua sia attraverso attività trasversali, quali la Ricerca e Sviluppo, la gestione del Personale, gli Approvvigionamenti, sia attraverso attività primarie, quali  la Produzione di beni e servizi, la Logistica, il Marketing e la Vendita.

catena del valore di Porter

Catena del Valore di Porter

Ma quanto pesa la attività di Vendita nella catena del valore?

In un periodo come l’attuale, in cui l’offerta di beni e servizi è superiore alla domanda, è evidente che nel settore commerciale  si può creare molto valore.

Per lo stesso motivo, anche l’Innovazione di prodotto e di processo, è diventata di estrema importanza per la sopravvivenza delle imprese. E l’innovazione trae spunto dalla scoperta di nuovi bisogni del mercato. E chi parla con il mercato? I venditori: e ritorniamo alla Vendita ed alla sua importanza nel processo di creazione del valore.

Prendiamo ora due aziende. Una CALL ed una FEEL.

Azienda CALL 

Una azienda di geni, genio del marketing, genio della produzione, genio della tecnologia (spesso è lo stesso fondatore). Oppure una azienda, una grande azienda che pensa di avere  i prodotti più belli del mondo, quelli che si vendono da soli.

Per risparmiare, questa azienda decide di affidare la Vendita all’esterno, in Outsourcing, con degli agenti esterni pagati (poco) a provvigione. E chi mette a prendere appuntamenti per questi agenti? Delle ragazzine poco pagate, male addestrate…tanto, per prendere appuntamenti che ci vuole?

E poi un call center, sfruttato, demotivato, non coinvolto, esternalizzato e pagato, nei migliore dei casi, a 60, 90, 180 giorni, o non pagato affatto,…tanto di call center ne troviamo quanti ne vogliamo.

Azienda FEEL

Questa azienda ritiene che il contatto con il mercato sia l’attività principe nella catena del valore. Pertanto l’azienda esternalizza tutto, tranne la Vendita.

Outsourcing della gestione del Personale, della Produzione, degli Approvvigionamenti, della Contabilità, ma NON della Vendita, della Ricerca & Sviluppo e dell’ Innovazione.

Si crea un  call center interno (che è un FEEL CENTER), formato dai migliori laureati, ingegneri, economisti, artisti della parola e scopritori di sogni e di feeling.

I migliori feel center esterni che lavorano per l’azienda vengono riportati all’interno della galassia aziendale, e partecipati dall’azienda anche ricorrendo ad un piccolo, ma significativo, scambio azionario. Viene varato  un programma di coinvolgimento degli addetti, che ascoltano giornalmente il mercato, e vengono giornalmente ascoltati dai vertici aziendali.

L’azienda dispone così di un  feel center che crea valore, anche  intangibile, legato alle emozioni, di una marca e di un logo che possono, anzi devono, coinvolgere emotivamente i potenziali clienti e farli sognare.

Perché è nel call center, anzi nel feel center,  che si può creare tanto valore.

E la vostra  azienda è CALL o FEEL?

Fate un elenco dettagliato delle aree di attività, dividendole in attività primarie e attività di supporto. Per ogni attività elencate le possibilità di insourcing, se sono esterne, e di outsourcing, se sono interne, (vedere servizi cloud, web, automazioni, accordi, partnership, etc).

Se non avete tempo di farlo, contatteci! Vi forniremo la consulenza necessaria per diventare un’azienda Feel.

diventa_operatore

Siamo tutti operatori di call center

In Italia ci sono almeno 100.000 persone che ogni giorno devono vendere qualcosa al telefono: gli operatori di call center. Nel farlo possono creare molto valore per sè e per gli altri.

Tutti noi siamo operatori di call center quando vogliamo con-vincere qualcuno al telefono. Paradossalmente per con-vincere gli altri ascoltare è più utile del parlare. Ma ascoltare cosa? Ascoltare le emozioni, gli stati d’animo, i feeling, cosa che viene fatta, a differenza dei tradizionali call center, in un Feel Center.

E tu sei un operatore di call center o di feel center?

CALL CENTER

  • l’operatore è molto pushing e tenta di forzare la vendita
  • parla tanto delle  caratteristiche del  prodotto e del servizio
  • utilizza  uno script predeterminato
  • non c’è un grande lavoro di squadra
  • il turn-over del personale è molto alto
  • il tasso di rifiuto iniziale da parte del cliente è moto alto
  • ogni cliente è considerato uguale all’altro o, comunque, rientra in  tipologie  predeterminate
  • si privilegia l’efficienza  (vendite al giorno) rispetto alla efficacia (numero di vendite per persone contattate )
  • si lavora solamente al livello razionale del cliente
  • numerose telefonate brevi “mordi e fuggi”

operatori di call center

 

FEEL CENTER

  •  si scava  nei   sogni, nei bisogni, nei  feeling del cliente
  • si lavora su due livelli, conscio ed inconscio,con la vendita emozionale
  • si cura molto  l’efficacia, non solo l’efficienza
  • non esiste uno script predefinito: lo script lo genera il cliente
  • il Feel Center è un luogo di incontro con il   cliente, un salottino virtuale
  • un luogo di ascolto, di raccolta di informazioni, di nascita di nuove relazioni, un luogo dove è molto bello lavorare

operatori di call center

 

Quando farai la prossima telefonata commerciale prova a scoprire il feeling del tuo cliente (per esempio cliente stanco, depresso, polemico, scettico, problematico, allegro, disponibile, attento, convinto, etc) e scrivilo su di un foglio davanti a te.

BENVENUTO NEL FEEL CENTER!