domade feel

Ci sono domande e… domande Feel

Come ogni professionista della vendita ben sa, il processo di vendita inizia con delle domande.

Ma esistono domande fredde e domande calde. Domande che aprono, e domande che chiudono. Domande CALL e domande FEEL.

Facciamo un esempio. Un venditore che vende servizi di web marketing a piccole aziende, negozi, esercizi commerciali, etc ; entra in una pizzeria ben avviata , con 50 tavoli, un volume di affari di molte centinaia di migliaia di euro.

DOMANDE CALL

  • Posso presentarle il servizio di web marketing?
  • Lei già conosce i nostri servizi?
  • Avete servizi di web marketing?
  • Utilizzate i servizi Google?
  • Chi si occupa di marketing da voi?
  • Quanto spende in pubblicità?
  • Conoscete i social network?
  • Sapete quanto potete risparmiare con il web?

domande call

DOMANDE FEEL

  • Come è iniziata la giornata?
  • Come ha passato il pomeriggio?
  • Come vede il suo lavoro in relazione alla sua passione?
  • Cosa le piacerebbe fare se le regalassi 10.000 € al mese?
  • Cosa le piacerebbe cambiare nella sua pizzeria?
  • Che cosa le piacerebbe trovare dentro l’uovo di Pasqua?
  • Che cosa le piacerebbe trovare sotto l’albero di Natale?
  • Quale è il progetto che più le piacerebbe fare?
  • Se avessi la bacchetta magica che cosa le piacerebbe che facessi per lei?
  • Se fossi il genio della lampada mi direbbe i suoi 3 desideri?
  • Se le dico passione che cosa le viene in mente?eric cormstock

Provate ad entrare da un cliente con queste domande e vedrete come aumentano le vendite. Sia le vostre, che quelle del cliente. Provare per credere.

Per saperne di più visita il sito o contatta un nostro Feel Coach!

Scrivi a a.reggiani@feelcenter.it 

Autore immagine: Eric Cormstock
ci vorrebbe un amico

Ci vorrebbe un amico

La vita  è piena di problemi, ma anche di opportunità. In particolare nel mondo del lavoro.

E anche se il lavoro va bene, i clienti sono contenti, le persone intorno a noi sono motivate ed efficienti, tuttavia i problemi nascono dal mercato, dalla concorrenza, dallo stato e, a volte, ce li creiamo noi stessi.

I problemi comportano anche la necessità, più o meno impellente o angosciante, di porvi rimedio, di cercare delle soluzioni ed, in ultima analisi, di prevenirli.

Ecco perché per ogni uomo o donna che lavora c’è un momento in cui si ha bisogno di un aiuto, di un parere disinteressato, di un consiglio. Cosa fare? Come andare avanti? Come migliorare?

Ma a chi chiedere aiuto? Non ai propri collaboratori, per non apparire deboli. Non ai propri capi, per non apparire inadeguati,  né generare nuove pretese. Non ai colleghi, perché….non si sa mai. Di fronte ai problemi, a volte ci si sente isolati.

C’è allora l’amico fidato, con cui fare lunghe chiacchierate, con cui aprirsi, con cui sfogarsi. Ma l’amico ti dice le solite cose, che ti sollevano il morale, ma che non ti aiutano in pratica. In definitiva il suo aiuto consiste nel semplice ascolto perché l’amico non ha  la conoscenza e la competenza necessaria e, soprattutto, non ha potere.

Ci vorrebbe un amico che sia contemporaneamente disponibile, disinteressato, competente, in contatto con i tuoi capi, preparato, riservato cui rivolgerti

prima di incontrare un nuovo cliente

per

  • aiutarti a valorizzare i tuoi  punti di forza
  • affrontare costruttivamente  eventuali punti di debolezza
  • aiutarti a focalizzarti sui punti di forza dell’ azienda per cui lavori
  • crearti  una visione del prodotto/servizio che devi vendere
  • riformulare  ciò che devi dire al cliente in forma di  domande aperte
  • suggerirti frasi di effetto per catturare l’attenzione del cliente
  • suggerirti  il look  più adatto in funzione della tipologia di cliente
  • individuare sogni e bisogni del cliente
  • dirti come  impostare la tua credibilità di professionista della vendita
  • aiutarti ad elencare i benefici in funzione delle caratteristiche del prodotto preparare risposte adeguate alle 4 possibili obiezioni del cliente
  • simulare preventivamente  l’incontro con il cliente

dopo aver incontrato  il  cliente

per

  • ripercorrere le varie fasi dell’incontro appena concluso
  • rivedere ciò che è accaduto e ciò che sarebbe potuto accadere
  • decifrare il linguaggio   del cliente incontrato
  • profilare il cliente
  • misurare il livello di empatia raggiunto
  • esaminare quanto delle soluzioni proposte corrispondeva al vero sogno o bisogno del cliente
  • progettare le mie prossime possibili mosse
  • prevedere le prossime mosse del cliente
  • scoprire   nuovi bisogni e nuovi strumenti con la creatività  
  • aiutarti a fare una autodiagnosi per migliorare continuamente

 

Ecco quello che fa un FEEL COACH di Feel Center srl per i venditori

Per saperne di più visita il sito o contatta un nostro Feel Coach!

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start-up-1

START-UP CALL e START-UP FEEL

Start-up call basata su un prodotto innovativo e aiuti pubblici

Sono sempre più frequenti i casi di start-up che nascono e muoiono, partendo   da una brillante idea di prodotto e dall’aver vinto un bando pubblico.

In genere si tratta di due amici, con forti competenze tecniche, che vengono prima adulati e osannati da funzionari pubblici, che li invitano a partecipare ad una gara per finanziamenti statali o regionali, e poi dagli stessi funzionari pubblici gravati da una mole di adempimenti e rendicontazioni, che fanno loro dimenticare che la cosa più importante è vendere, non rendicontare.

Se poi le quote della start-up erano state inizialmente state divise in parti eguali allora la fine della società è una certezza, come si vede dal grafico seguente.

start-up call

Start-up Feel  basata su esperienza di vendita di uno dei fondatori

La start-up feel, invece, nasce dalla vendita: uno dei fondatori ha maturato una reale esperienza di vendita (almeno due anni) di un prodotto o di un servizio. Conosce il mercato, ha incontrato tanti clienti, lavorando come venditore per una azienda, guadagnandosi da vivere con delle provvigioni sulle vendite.

E’ quindi pronto per fare il grande salto, mettendosi in proprio, anche perché ha delle idee su come migliorare il prodotto o il servizio, rendendolo migliore, più economico o innovativo. Si cerca quindi un socio che abbia esperienze e conoscenze tecniche e lo ingaggia con la promessa di quote della società, ma restando sempre lui la comando.

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In questo modo l’iniziativa parte con il piede giusto, cioè dal mercato, con una struttura in cui le decisioni sono veloci perché non necessitano né di consenso , nè di rendicontazioni .

Poi arriveranno anche gli aiuti pubblici e tutti saranno contenti: il fondatore, il socio di minoranza, che si sentirà miracolato, ed i funzionari pubblici che, tronfi, diranno “quella start-up l’abbiamo creata noi”.

FEEL CENTER AIUTA A CREARE START-UP!

Aldo Reggiani

a.reggiani@feelcenter.it 

 

materie prime 2

Beati i poveri (di materie prime)

Nel mondo ci sono 850 milioni  di persone denutrite, soprattutto in Asia meridionale e Africa Subsahariana. Le radici del problema possono essere molte: malgoverno, guerre, instabilità politica, sfruttamento, un basso tasso di istruzione, status sociale delle donne  e alta mortalità dovuta alle infezioni da HIV e AIDS.

Certamente la causa non può essere la mancanza di materie prime. Vi spiego perchè.

Taiwan, zero materie prime (deve importare anche la sabbia dalla Cina), è il 4° paese al mondo per riserve finanziarie. La stessa cosa vale per Israele, nel deserto e senza petrolio, Singapore, Sud Corea, Giappone, tutti paesi ricchi, senza materie prime.

La vera differenza la fa  il livello della cultura di un paese, partendo dalla scuola, e, di conseguenza, la capacità di innovazione.

Un team dell’O.E.C.D (Organization for Economic Cooperation and Development) ha messo in relazione risultati P.I.S.A (Program for International Student Assessment) con la percentuale di risorse naturali sul PIL di 65 paesi.

RISULTATO: Oil and PISA don’t mix.

Questo è dimostrato da Quatar, Kazakistan  Saudi Arabia, Kuwait, Oman, Algeria, Bahrain, Iran, Siria, ma anche Brasile, Messico e Argentina, tutti paesi che  hanno le più alte riserve di petrolio al mondo e il più basso livello di P.I.S.A.

E l’Italia?

materie prime 3Anche l’Italia è un paese povero di materie prime, e circondato da nemici: da secoli siamo condannati ad innovare per sopravvivere e quindi siamo biologicamente rinascimentali e innovatori.

Infatti l’ Italia, anche se molti non lo sanno, non è male in tema di innovazione nelle aziende.

Vediamo le statistiche Eurostat 2010-2012, esaminando la percentuale di imprese innovative.

L’Italia è quarta in Europa. La media UE è 48,9%  l’ Italia è al 56,1%

Il 29,1% delle imprese italiane hanno fatto  innovazione di prodotto, contro una media europea del 23,7%

Nell’ innovazione di processo: Italia 30,4%, Europa 21,4%

In Italia hanno cambiato organizzazione il 33,5% delle imprese. In  Europa il 27,5%.

Nuove modalità di marketing: Italia  31% vs. Europa 24,3%.

Esaminando i risultati delle  imprese che hanno innovato, sempre dati Eurostat:

  • 60% ha aumentato il fatturato
  • 56% ha abbassato i costi
  • 51% ha aumentato gli utili
  • 29% ha conquistato quote di mercato

Noi di Feel Center vogliamo dare un contributo originale e soprattutto sistematico e organizzato alle pmi in tema di innovazione e di creatività applicata attraverso:

  •  Check-up   per scoprire opportunità di innovazione
  • La   Macchina della Creatività che portiamo nelle aziende clienti
  • Teatro di impresa per la Formazione e coinvolgimento degli addetti
  • Affiancamento sul campo

FEEL CENTER AIUTA AD INNOVARE!

Aldo Reggiani

a.reggiani@feelcenter.it 

 

migliorare le vendite 2

Per migliorare le vendite si può iniziare con le statue all’ingresso del palazzo

Alcuni giorni fa è venuto nella nostra sede un grande imprenditore, presidente e fondatore di un gruppo leader nella fornitura di servizi, che ha creato tanto valore e tanto lavoro, anche per i giovani. Tra andata e ritorno ha investito su di noi almeno quattro ore del suo tempo.

Ha voluto sapere del nostro metodo per migliorare le vendite e dei nostri spettacoli, ed abbiamo parlato di vendita e di matematica, anzi di vendita matematica.

Ha voluto che gli illustrassimo l’albero del PUK, un grande albero in legno che utilizziamo per la formazione dei venditori, che altro non è che l’immagine del cliente, di tutti i clienti, i suoi ed i nostri, e quindi anche la sua immagine, in quanto, in quel momento, lui era il cliente e noi i venditori.

migliorare le vendite

L’albero gli è piaciuto e ci ha detto una cosa molto importante, e cioè che ha saputo da un agronomo che le radici di un albero hanno la stessa ampiezza delle fronde: più grandi sono le fronde, più ampie e profonde sono le radici.

A quel punto ho detto che lo strumento più importante del venditore per migliorare le vendite è la pala, cioè la sua capacità di scavare nelle radici (delle persone).

aldo reggiani

Gli abbiamo illustrato il nostro metodo, molto strutturato, veloce e non invasivo, con cui eseguiamo una ANALISI , statistica, operativa e comportamentale, per capire da dove partire migliorare le performance di vendita delle aziende: una analisi che parte dall’alto, dal management e poi scende giù, per vedere cosa fanno i venditori, sul campo.

Alla fine dell’incontro ci ha chiesto se ci si potesse, inizialmente, concentrare su una parte del processo commerciale, e tentare di migliorare una piccola, per quanto importantissima fase, che potremmo definire “reperimento della merce da vendere”, cioè la fase dell’acquisizione di mandati commerciali.

Ma si può migliorare un pezzetto del processo commerciale, a valle, senza studiare cosa avviene nel quartier generale, cioè senza conoscere la cultura ed il management di una azienda?

L’azienda in questione ha una sede molto bella, con, all’ingresso, due statue stupende di figure femminili in marmo nero. Io ho detto che, paradossalmente, è più probabile che quel processo cambi partendo dalle statue all’ingresso della sua sede, che non cercando di partire dal basso.

Sì, ma come?

Per esempio mettendo in mano alle statue due cartelli che sintetizzino il progetto di cambiamento:

  1. in uno il messaggio, la direzione, la strategia del cambiamento
  2. nell’altro i numeri, cioè il monitoraggio costante (e, suggeriamo, fatto a mano) sull’incremento delle vendite e dei risultati.

Ovviamente bisogna avere un progetto. E un progetto non si può avere senza una ANALISI.

Facendo così , con un solo colpo, si otterrebbero molti obiettivi:

  • il messaggio sarebbe sintetico e chiaro
  • sarebbe una novità (quando mai le due statue hanno avuto un cartello in mano?)
  • sarebbe un segnale che il capo ci crede davvero
  • sarebbe un forte segnale di delega : il presidente indica la strategia, ma è compito dei manager e dei venditori attuarla
  • sarebbe un messaggio forte ed energizzante per tutti
  • nascendo da un lavoro di analisi sarebbe un progetto fondato su basi solide, e probabilmente condiviso

Provateci, è contagioso.

Aldo Reggiani

a.reggiani@feelcenter.it 

 

quando non ne puoi più

Quando non ne puoi più

quando non ne puoi piùCapita sempre più spesso negli ultimi tempi, di incontrare persone adulte, affermate, esperte, che non sono soddisfatte del proprio lavoro: parlo di posizioni di lavoro dipendente.

Si sentono sottoutilizzate, vessate, non coinvolte. Spesso, ma non necessariamente,  lavorano in organizzazioni che scricchiolano, o che, dovendo fronteggiare la crisi economica, e la conseguente necessità di cambiare, non hanno ancora trovato  una direzione ed un leader. Le grandi aziende o banche  pubbliche, semipubbliche, o ex pubbliche italiane, e la P.A., ne sono un esempio evidente; basta parlare con chi in esse lavora.

A volte la crisi nel lavoro si accompagna anche ad una crisi personale e familiare, in un meccanismo distruttivo causa-effetto-causa.

A tutti coloro che si trovano in questa situazione vorrei lanciare questo messaggio. Quando non ne puoi più,

quando…

un vento freddo ti  entra nell’anima, la giornata  si riempie di silenzi e di porte socchiuse, sei spesso oggetto di feed-back negativo da parte del tuo capo, del tuo partner  o  dei tuoi familiari, aumentano lo stress e la confusione, ti accorgi di  comportarti come un automa, alla ricerca dell’altrui  approvazione, quando ti senti guidato da persone  che, a loro volta, non sanno dove andare, ed  hai perso il controllo di ciò che ti accade,

ma

vorresti fare qualcosa, qualcosa legato al tuo PUK, hai un interesse ed una competenza riposta, che vorresti utilizzare, mettere a disposizione degli altri, sai che devi rischiare qualcosa, ma non sai come fare, come offrire, come  proporti,

allora

è venuto per te  il momento di reagire, di cambiare, di crescere,

di ripartire dai tuoi feeling

e venire a conoscere Feel Center

Aldo Reggiani

a.reggiani@feelcenter.it 

Credits immagine: Brad Yeo

maze

Trovare lavoro? Mission possible!

Trovare un lavoro oggi sembra una mission impossible, e chi deve farlo si sente circondato da muri che è impossibile superare.

E invece non lo è non è difficile se si possiedono 3 competenze, delle quali, almeno nel nostro paese, vi è grande necessità e per le quali l’offerta di lavoro è molto superiore alla domanda. Quali sono queste competenze?

  • Il Problem Solving, cioè la capacità di risolvere problemi e di prevenirli, di studiare delle misure che impediscano ad un determinato  problema di riemergere
  • L’Innovazione, cioè la capacità di soddisfare vecchi bisogni dell’uomo con nuovi strumenti e la capacità di adattare vecchi strumenti per risolvere nuovi bisogni
  • La Vendita, cioè la capacità di scoprire sogni e bisogni del cliente e di soddisfarli in maniera con-vincente, in una maniera, cioè, in cui si vince in due, chi vende e chi compra.

Noi di Feel Center spingiamo i nostri clienti, e soprattutto i giovani,  ad investire in tali competenze, perché se non conosci queste 3 materie non riesci né ad  immaginare, né a vedere, le enormi possibilità di lavoro che esistono, alcune delle quali anche a portata di mano. Senza conoscenze non vedi cosa c’è dietro la siepe.trovare lavoro

Quindi una persona che non conosce il problem solving, non ha mai sperimentato dei metodi per innovare, ed ignora  i principi e le tecniche di vendita, utilizzerà presumibilmente

metodi CALL per trovare lavoro

  • cerca un “posto”
  • cerca  le “vacancies”
  • compila  un currriculum vitae
  • confronta offerte e domande di lavoro
  • legge annunci
  • si focalizza sulla propria esperienza passata
  • cura le proprie soft skills
  • non ha alcun interesse per posizioni commerciali
  • vorrebbe trovare e ricoprire ruoli amministrativi
  • non ha alcun interesse a fare impresa
  • i lavoratori anziani sono discriminati
  • orientamento dei giovani fatto in modo freddo, con software
  • tirocinio in aula
  • apprendistato in azienda
  • le aziende effettuano costosissime  attività di pre-selezione sperando di trovare la persona adatta

gateAl contrario, una persona che ha investito un pochino di tempo e di energie per imparare elementi di  problem solving, di innovazione, cioè di creatività applicata ai bisogni, ed i principi e le tecniche di vendita, VEDE il lavoro che c’è dietro il cancello ed utilizzerà presumibilmente

metodi FEEL per trovare lavoro

  • cerca continuamente e sistematicamente  bisogni e problemi
  • li cerca  in strada, nelle fiere, sul web
  • compila continuamente elenchi di mezzi/strumenti utili agli altri
  • incrocia strumenti (vecchi e nuovi) e bisogni (vecchi e nuovi)
  • visita fiere, eventi, associazioni
  • si focalizza sul futuro
  • cura molto le proprie competenze hard (problem solving, innovazione, vendita)
  • si concentra sui propri sogni e su quelli degli altri
  • impara presto a vendere, il lavoro più bello del mondo
  • considera tutti i lavori amministrativi posizioni ad altissimo rischio
  • ha un interesse crescente a fare impresa
  • alto interesse per l’universo ICT
  • va  controcorrente, con lo sguardo rivolto verso paesi avanzati
  • necessita di un giusto mix  di giovani e anziani
  • tirocinio sul campo
  • apprendistato con simulatore
  • per le aziende opportunità di sperimentare i candidati con servizi (commerciali o di problem solving) pagati a risultato

La good news?

Imparare il problem solving, l’innovazione e l’arte della vendita è facile e se vuoi puoi anche farlo con il nostro teatro di impresa

Per saperne di più, contatta Aldo Reggiani

via mail: a.reggiani@feelcenter.it 

oppure al numero 3357492944

scuola feel

La scuola Feel: tutti danno, tutti ricevono

 Un milione di dollari per la scuola

Vidal, un bambino di 12 anni di un quartiere povero di Brooklyn, ha raccontato in un blog molto seguito, la storia della sua scuola, che è diretta da una preside illuminata, che vorrebbe che i propri studenti possano uscire dal ghetto e aprire le proprie possibilità visitando Harvard. E’ partita una campagna di fund raising on-line che ha generato più di un milion di dollari per la scuola.

E’ possibile in Italia reperire e generare risorse per le scuole, aiutando i dirigenti scolastici, sollevandoli da compiti di raccolta fondi, contribuire a salvare la scuola pubblica per farla diventare sempre più strumento della comunità?

Il modello che abbiamo applicato negli articoli precedenti, è replicabile anche per la scuola: scuola Call vs scuola Feel.

La scuola CALL

vede una scarsissima, e a volte quasi nulla, partecipazione da parte delle famiglie alla vita della scuola. Ciò si traduce non solo nell’assenza di una Associazione Genitori, ma anche in un insufficiente apporto da parte degli stessi rappresentanti di classe. Molti di essi non conoscono l’indirizzo e-mail degli altri genitori e, a volte, neanche il loro numero di telefono.

Si raccoglie, con grande fatica, un contributo volontario, sempre più piccolo, si discriminano i ragazzi, tra quelli che possono permettersi costosi viaggi studio e uscite didattiche e quelli che non possono permetterseli, le parole fundraising e marketing di istituto sono considerate bestemmie. A causa dei forti tagli al FIS (Fondo di istituto) vi sono carenze strutturali, un crescente digital gap tra docenti e studenti, niente classi 2.0, niente WIFI, 1 PC ogni 10 studenti, niente tablet per i docenti, poche LIM, usate solo come display.

La scuola FEEL

rende disponibile l’anagrafica delle famiglie della scuola, con cui è possibile la comunicazione e la nascita di una Associazione Genitori, senza fini di lucro, anzi una Onlus di Istituto, il cui Statuto contempla la possibilità di raccogliere fondi e risorse, anche in forma di beni e servizi, per l’istituto scolastico.

La Onlus di Istituto porta risorse alla scuola, mirate alla offerta formativa, alla progettualità complementare alla didattica curricolare, in una modalità semplice e tracciata, che si riflette velocemente e positivamente sulla comunità costituita dai ragazzi, dalle famiglie, dalla P.A. e da tutti gli operatori del territorio.

scuola feel

Ma dove e come si trovano i soldi per la scuola? Ecco qui di seguito alcune idee già realizzate da alcuni istituti scolastici feel in Italia:

  • Contributi volontari famiglie e imprese
  • Risparmio su libri che la scuola può auto produrre (v.Bookinprogress)
  • Contributi da altre associazioni
  • Registro elettronico sponsorizzato
  • Asta prodotti o servizi
  • Pranzo di primavera
  • Spettacoli a pagamento
  • Premi per gli allievi più meritevoli
  • Contributi da parte di ex-allievi
  • Corsi peer to peer
  • Libri e strumenti in comodato
  • Apertura pomeridiana o serale
  • Supplenti volontari
  • Corsi gratuiti o sponsorizzati
  • Videogiochi didattici
  • Risparmi 2.0 per le famiglie
  • Vendita prodotti stampati in 3D
  • Crowdfunding a tempo e a obiettivo
  • Contributi mirati da negozi di zona
  • App a pagamento fatte dai ragazzi per smart phone
  • Microimprenditorialità formativa
  • Sponsorizzazioni
  • Partecipazione a bandi provinciali, regionali, nazionali, UE
  • Le famiglie eseguono lavori
  • Affitto sale
  • Orti a pagamento
  • Servizi da nativi digitali alle famiglie
  • Servizio libri usati
  • Gare a premi
  • Lotterie
  • Ricavi da riduzione del digital divide (reverse coaching giovani-anziani)

Si tratta di un approccio basato sulla comunicazione, sul marketing scolastico e sulla divisione e il rispetto dei ruoli.

scuola feel

Feel Center srl sta lavorando a un progetto per le scuole italiane: la piattaforma Ricaricalascuola, con servizi a distanza e on-demand, per generare ed attrarre risorse per la scuola, attraverso Onlus di Istituto.

Per saperne di più, contatta Aldo Reggiani via mail a a.reggiani@feelcenter.it oppure al numero 3357492944

 

vendita e matematica

Vendita e Matematica

Vendita e Matematica possono sembrare due parole che ben poco hanno a che fare l’una con l’altra. Vi dimostriamo che non è così.

Ormai quasi tutti hanno capito che la matematica, e  gli algoritmi, stanno cambiando il mondo in cui viviamo. E, che ci piaccia o meno, lo stanno rendendo, almeno nel medio termine, un mondo migliore.

vendita e matematicaGli algoritmi masticano numeri, cioè dati. I dati vengono raccolti da sensori. Sensori è una parola che etimologicamente deriva da sentire, ed è affine ad un’altra parola: sensazione. Sensazione in inglese si traduce (anche) con feeling. La vendita è (anche) una questione di feeling, come Feel Center srl ed i propri clienti, verificano ogni santo giorno.

Quindi la vera nuova scommessa per tutti coloro che si occupano di vendita, e di vendita emozionale, è quella di misurare le sensazioni e le interazioni  cliente-venditore, di raccogliere dati, analizzarli, sviluppare algoritmi ed addestrare i venditori ad usarli.

Chi opera nell’universo  retail, in particolare negli ipermercati, queste cose le conosce bene, anche perché, se non le conoscesse, non potrebbe continuare ad operare nel retail.

Ma che dire di chi opera nel B2B o nel B2C? per esempio, un  rappresentante di macchine per ufficio o un Account Manager che vende progetti di consulenza, o un operatore di call center outbound?

Un venditore call

non raccoglie dati, non effettua misurazioni, non analizza, ripete sempre le stesse esperienze, per abitudine o  per pigrizia, non scopre le radici dei problemi, si destreggia tra esperienze positive e negative, ma senza fare tesoro né delle une né delle altre.

Un venditore feel

utilizza i feeling e la matematica. Ma quale matematica? Ecco qui di seguito alcuni esempi.

  • minuti per scoprire il PUK di una persona
  • numero di PUK scoperti/settimana
  • numero di domande aperte in una sales call
  • quanto tempo parla il venditore/il cliente in una sales call
  • disegnare graficamente il processo di vendita
  • definire un problema di vendita-trasformarlo in equazione-risolvere l’equazione-risolvere il problema
  • diagramma di Pareto delle vendite perse
  • diagramma di Pareto delle vendite andate a buon fine
  • definire l’equazione del valore di un prodotto/servizio in funzione di un dato cliente

Se volessimo entrare in un territorio fanta(ma non troppo)scientifico , potremmo divertirci ad ipotizzare algoritmi feel del tipo:

  • frasi da dire/non dire in funzione del caratteristiche somatiche del cliente rilevate da una fotocamera scan,
  • in funzione dell’ora del giorno, della situazione meteorologia, della data di nascita,
  • strumenti misura empatia
  • rilevatori di tensione muscolare del venditore, inversamente proporzionale alla sua capacità di ascolto e quindi di vendita
  • determinazione dell’angolazione e dell’orientamento magnetico feng-shui propizio a far aprire il cliente, etc, etc.

Scherzi a parte, la scienza consente di  prendere decisioni e di adottare comportamenti commerciali vincenti, anzi con-vincenti (quelli con i quali  vince il venditore e vince anche il cliente) in funzione di algoritmi predittivi reimpostati.

Non  stiamo parlando di interazioni uomo-macchina, o macchina-macchina, ma di interazioni uomo-uomo, dove l’uomo è contemporaneamente sensore e percettore e i 5 sensi sono l’entry point di una  foresta di miliardi di neuroni.vendita e matematica

Naturalmente cambiare  approccio alla vendita non è indolore, sia perché  ogni cambiamento comporta fatica e, a volte, sofferenza (ma no pain no gain!), sia perché la matematica e gli algoritmi sono disruptive: distruggono vecchi modelli di business e ne creano di nuovi. Provocano fratture, ma nel farlo liberano energie, stimolano la creatività, creando nuove figure professionali.

Nel nostro caso la nuova figura che potrebbe nascere è il venditore matematico, un venditore che sa come gestire feeling, emozioni e sensazioni, un sensore raccogli dati, un professionista che guadagna tanti soldi, e tanti ne fa guadagnare, perché dispone di strumenti molto potenti, rappresentati da algoritmi  della vendita e da un’arma segreta: la matematica.

Feel Center sta conducendo una ricerca sulla vendita emozionale monitorata con elettrodi-sensori  applicati ai venditori.

Se vuoi saperne di più, scrivi a  a.reggiani@feelcenter.it

vendere bene

Vendere bene è questione di ascolto

Chi esercita oggi la nobile, e per certi versi misteriosa, professione del venditore, specialmente in campo B2B,  si trova spesso di fronte clienti depressi, demotivati, che iniziano a parlare dei mali dell’Italia e non la smettono più.

I politici rubano, o nel migliore dei casi sono ignoranti, le leggi sono incomprensibili e vessatorie. Spesso sono ad effetto retroattivo. Non c’è mai la certezza del diritto. Sembra che tutto e tutti ce l’abbiano con gli imprenditori e con le imprese, etc. etc”.

Il cliente parla, parla senza sosta, si lamenta, e non sai mai quando come fare per iniziare a parlare di business. Vendere bene è questione di ascolto, ve lo dimostriamo.

Il venditore CALL

Questo tipo di venditore fa finta di ascoltare il cliente, ma dentro la sua testa si tormenta e si chiede come fare per  cambiare discorso. “Ehi, amico, io sono qui perché ti devo vendere qualcosa!”. Nel frattempo cerca di tenerselo buono, di compiacerlo, magari con frasi (suicide) del tipo “Eh, a chi lo dice, anche per noi è dura, molto dura, ma che dobbiamo fare?”.

Siamo di fronte ad un venditore che si tormenta, perdendo energia, e non ascolta, perdendo credibilità e opportunità.

Il venditore FEEL

Il venditore FEEL, invece, sa che, paradossalmente, il metodo migliore per cercare di far smettere di parlare le persone  logorroiche  è quello di ascoltarle, sì, di ascoltarle  con una attenzione turbo, assoluta, bionica. Perché solo con questo tipo di attenzione assoluta l’altro in qualche modo si responsabilizza, e pensa, più o meno consciamente “Ma guarda questo tipo quanto è interessato a ciò che sto dicendo; mentre mia moglie, i miei figli, i miei stessi colleghi non mi ascoltano mai, anzi mi dicono di non rompere. Forse è meglio che penso bene a ciò che dico  perché questo tipo è una persona seria, non sembra un venditore”.

E così ecco che inizia un rapporto. Il  venditore può in ogni momento  chiedergli un chiarimento, un approfondimento con frasi del tipo “Lei ha detto, mi spieghi, mi faccia capire….”, ed il rapporto si consolida, nasce una certa fiducia.

Il cliente è sempre negativo, pessimista, ritiene di esser vittima dei politici, del governo, della società, a volte la colpa è addirittura di Obama, ma, tuttavia, si sta creando un rapporto con il nostro venditore, e ci si muove  progressivamente  da una situazione di monologo ad una di dialogo.

E’ a questo punto che il venditore FEEL può spiazzare il cliente con una domandina, semplice, semplice, facile, facile, ma profonda, strategica, da cui si potrebbe aprire un mondo. Ecco, qui di seguito, alcune di queste semplici domande:

  • E’ vero, Sig. Cliente, l’Italia va male, non posso darle torto, ma, mi dica, cosa la trattiene in questo paese?
  • Mi dica, nonostante quello che mi ha raccontato, cosa la tiene  ancora  attaccato al suo business, alla sua impresa?
  • Mi dica, Sig. Cliente, questa situazione legislativa assurda, colpisce solo lei o  anche i suoi concorrenti?
  • Mi dica, se le leggi che lei mi ha citato non ci fossero, quale sarebbe la differenza economica, in euro, per lei?
  • Chi è il leader del vostro settore e cosa fa di diverso da voi?
  • Se  uno come Steve Jobs prendesse in gestione la sua azienda, in questa città, in questo paese,  oggi, quali sono le prime 3 cose, secondo lei,  che farebbe?

E finalmente si inizia a parlare di business: si abbandona lo sterile piagnisteo per passare all’azione. Il venditore ha ottenuto l’Attenzione del cliente e il suo Interesse a parlare di lavoro. Ma non bisogna correre, bisogna capire, nel suo e nel nostro interesse.

I problemi, le difficoltà sono opportunità, ma il cliente ancora non le vede. E’ un problema di immaginazione. Guardate questa stupenda pubblicità di qualche anno fa della Microsoft sulla Harvard Business Review:

Immaginare il domani

Il venditore deve parlare di immaginazione, innovazione, soluzioni, prevenzione, invece di passare da un rimedio all’altro.

Vendita e Problem Solving si compenetrano e si completano a vicenda, nell’interesse, congiunto, di chi vende e di chi compra.

 

Vuoi raccontarci una situazione difficile, in salita, in cui, come venditore ti si trovato?

Oppure vuoi assistere a uno dei nostri spettacoli NO PROBLEM?